Il Museo della Civiltà Contadina è anch'esso ospitato nei sotterranei, in un'area un tempo adibita a stalla e magazzino, e nasce allo scopo di conservare e valorizzare la conoscenza del patrimonio culturale contadino di questo territorio.
La collezione esposta è il frutto di una ricerca approfondita della vita economica e sociale del luogo tra il XIX e il XX secolo, e comprende tutti gli strumenti e gli oggetti che venivano utilizzati nel lavoro dei campi e nella vita domestica: utensili legati alla coltivazione e la raccolta di grano, vite, olio e canapa, attrezzi utilizzati per la pesca, per la cura degli animali da cortile e per l'allevamento, utensili impiegati nelle attività artigianali maggiormente diffuse al tempo ecc.
Questo museo rappresenta un'importante testimonianza degli usi e i costumi legati al passato agricolo di Alviano e alla sua gente.
Nello splendido cortile rinascimentale porticato si affacciano altri ambiente di grande interesse: partendo dalla sala della biglietteria, infatti, si snodano tre stanze nelle quali è possibile ammirare gli unici affreschi originali dell’epoca che si sono conservati nell'intero castello. Queste opere ci raccontano molto della storia personale di Bartolomeo, in quanto ripercorrono i matrimoni della famiglia e le conseguenti alleanze strategiche con le più importanti famiglie del tempo, come gli Orsini, e Baglioni e addirittura i Medici. Gli affreschi sono stati attribuiti a Giovanni Antonio de Sacchis, detto Il Pordenone, considerato il maggior pittore friulano del Cinquecento, che si fermò ad Alviano in occasione di alcuni viaggi verso Roma, anche in nome dell'amicizia che lo legava alla famiglia di Bartolomeo.