Arte e cultura
Leggenda e tradizioni
15 Agosto. Festa patronale Santa Maria Assunta
Festa di antichissime origini. La documentazione di archivio ci restituisce la descrizione della festa sin dal XVI secolo. Originariamente la festa veniva svolta il 14 e 15 agosto e particolarmente importante era la processione religiosa che si svolgeva la sera del 14 agosto. Pertanto il culto di S. Maria a cui è dedicata anche la chiesa parrocchiale è profondamente sentito dalla comunità alvianese.
4 ottobre. Patrono di San Francesco D'Assisi
San Francesco d’Assisi è da qualche anno compatrono di Alviano. Il culto di San Francesco è profondamento sentito in Alviano ed è di origine antiche. Nel 1212 Francesco operò qui ad Alviano il “miracolo delle rondini” come riportato nella biografia del Santo scritta da Tommaso da Celano. All’interno del castello vi è una cappella che è decorata da affreschi dedicati alla vita del Santo di Assisi. La documentazione di archivio ci restituisce una devozione presente presso la comunità sin dal 1400. E’ qualche anno che la festa di San Francesco d’Assisi ospita un evento dedicato alle corali provenienti da varie città dell’Umbria e del Lazio e che si esibiscono all’interno del castello in canti di origine medievale.
5 Gennaio. "La Vecchiarella"
Consisteva nell’andare di casa in casa “accattanno per i morti”: per tutto il mese di novembre i ragazzi giravano per il paese bussando alle varie porte e chiedendo uova, formaggio e pane in cambio di preghiere da recitare in famiglia. La tradizione è finita con la seconda guerra mondiale, ma da qualche anno è stata ripresa col tradizionale giro della Vecchiarella, che si svolge nel pomeriggio/sera del 5 gennaio di ogni anno. Essa consiste in un gruppo di cantori che si recano casa per casa e raccolgono offerte per le anime del purgatorio. I cantori sono guidati da una “vecchiarella” che la tradizione vuole essere un uomo vestito da donna. La raccolta delle offerte si caratterizza per un canto di antica origine che viene recitato in casa al suono di una fisarmonica e che descrive la brevità della vita e della morte a cui tutti siamo noi destinati. L’origine della questua è in verità molto antica. Molto probabilmente prende origine dai riti che le popolazioni precristiane dedicavano al solstizio d’inverno, quindi alla fine dell’anno solare e all’arrivo del nuovo anno. Il cristianesimo poi rimodulò questi riti dandogli un significato diverso
Il Pian della Nave
C’era una volta…una nave. O meglio, un barcone sconnesso a bordo del quale gli Etruschi avevano già affrontato gli Umbri per la conquista delle terre da una parte e dall’altra del Tevere. In seguito, la minaccia della conquista da parte dei romani aveva portato Etruschi e Umbri ad unirsi per difendersi dal nemico comune: sulla sponda destra gli Etruschi da Orvieto, Viterbo, Bracciano e le colline circostanti, sulla sinistra gli Umbri, provenienti da Interamna (Terni), Amelia, Narni ecc.. L’incontro fu là dove oggi termina il lago d’Alviano, all’altezza della diga, dove anche all’epoca il fiume faceva un salto: lì i romani, che avevano risalito il Tevere da Orte, aspettavano la barca stracarica dei combattenti del luogo, che per disgrazia si arenò tra la melma e le giuncaie. La battaglia fu terribile, una vera carneficina da entrambe le parti, ma la vittoria dei romani fu presto evidente ed immediatamente si levarono dalle sponde del fiume grida e pianti di vecchi, mogli e bambini che avevano visto morire i propri cari, ma anche l’indipendenza e la patria. E così, ancora oggi, quella battaglia e quel luogo vengono ricordati come “pianto della nave”, e la zona si chiama appunto “Pian della nave”.
La leggenda di Bartolomeo d'Alviano nel Castello di Aviano
La storia che vede protagonista Bartolomeo d’Alviano è molto più recente. Intorno al 2014, il Castello di Alviano è stato interessato da alcuni esperimenti “paranormali”. Il Giap (Gruppo Investigazioni di Attività Paranormali) di Roma, accompagnato da una medium, ha visitato il Castello alla ricerca di ospiti “invisibili”. Grazie alle termocamere e ad alcuni strumenti particolari, utilizzati proprio in questi esperimenti, è stato possibile dimostrare che in questo luogo accadono alcune anomalie. Nelle stanze di Bartolomeo, per esempio, è stato possibile rilevare fin da subito una presenza, una figura in abbigliamento militare che si aggirava per le camere. Sono state inoltre rilevate le presenze di alcuni bambini e la risata sguaiata di una donna. Che si tratti forse di Pimpaccia?
La Leggenda di Donna Olimpia
Le storie di Olimpia, detta Pimpaccia, e di Luciola sono strettamente legate. Si potrebbe quasi dire che rappresentino le due facce della stessa medaglia. Olimpia Maidalchini, nobildonna Romana del 1600, andò in sposa ad un esponente della famiglia Doria Pamphili, famiglia che per un lungo periodo fu proprietaria del Castello di Alviano. Sposandosi, Olimpia ereditò questa fortezza e la trasformò a sua immagine e somiglianza. Non soltanto nell’aspetto e nell’arredamento ma, soprattutto, negli usi e costumi. Si racconta che Olimpia fosse una donna dissoluta, avida, dedita alla malvagità e ai piaceri della carne. La sua condotta le fece guadagnare l’appellativo di Pimpaccia, nome elaborato da Pasquino in persona che, nelle sue poesie e stornelli, di lei diceva: “Chi dice donna, dice danno, chi dice femmina, dice malanno, chi dice Olimpia Maidalchina, dice donna, danno e rovina”. Come ogni nobildonna, Olimpia aveva al suo fianco alcune fedeli dame di compagnia, tra queste, Luciola. La giovane Luciola era innamorata di Tommaso di Gramiccia, detto il Ramicciaro. Il suo amore era corrisposto, Tommaso provava per lei i medesimi sentimenti, ma, qualcuno, di proposito, si frappose al loro amore. Donna Olimpia, gelosa delle attenzioni riservate alla sua dama, rivelò a Tommaso che Luciola riservava le stesse attenzioni anche ad un altro cavaliere. Incontrandolo, lasciò cadere un fazzoletto, un chiaro invito a raccoglierlo e restituirlo. Il giovane Tommaso seguì allora la nobildonna nelle sue stanze private, dove fu nutrito con ogni prelibatezza. La cena ebbe un epilogo scontato e i due passarono la notte insieme, nella camera di Donna Olimpia. Una volta scoperta, Olimpia accusò Tommaso di essersi introdotto nelle sue stanze contro la sua volontà e il giovane fu gettato nei sotterranei dove fu trafitto da alcune lame e lentamente morì. A Luciola non fu mai rivelato questo segreto e aspettò Tommaso invano, per molti anni. Pare che la stessa fine di Tommaso sia stata riservata a diversi giovani e, per questo motivo, Donna Olimpia viene ricordata per la sua malvagità. Molti anni dopo, alcuni restauri, avvenuti soprattutto nelle segrete e nei sotterranei del Castello, hanno portato alla luce un gran numero di ossa e di lame affilate. Ecco perché ad Alviano non tutti sono convinti che si tratti soltanto di una leggenda.
News
12 Novembre 2024
Un nuovo ciclo pittorico è stato scoperto all’interno del castello di Bartolomeo di Alviano e Donna Olimpia Pamphilj. A renderlo noto è l’amministrazione comunale facendo riferimento alla scoperta del restauratore Simone Deturres, a cui il Comune ha dato incarico di lavorare agli affreschi, che potrebbe raccontare qualcosa di nuovo del palazzo che fu del capitano di ventura. A seguito di sondaggi terminati a dicembre scorso sono emerse nuove figure che gettano ulteriore luce sulle opere pittoriche contenute nel prezioso edificio di Alviano i cui affreschi da anni sono tra le maggiori attrattive turistiche di chi viene a visitare il castello.
“In seguito a dei lavori di manutenzione dell’attuale biblioteca abbiamo visto apparire da un muro delle tracce di quello che ci sembrava un affresco”, riferisce il Sindaco Giovanni Ciardo. “Dato il valore e la forza espressiva degli altri affreschi nelle altre sale del Castello – spiega ancora – abbiamo pensato che fosse giusto andare ad indagare”. Conseguentemente è stato dato l’incarico al restauratore di beni culturali Simone Deturres il quale racconta: “credevo di scoprire poco più di uno stemma sopra ad un camino ed invece c’è un ciclo pittorico, tutto da recuperare. Ho eseguito diciannove sondaggi che hanno confermato la presenza di un esteso apparato pittorico, simile a quello delle altre stanze del Castello”.
Deturres parla di “situazione piuttosto grave per effetto di molti fattori concomitanti. Posso assicurare comunque che sotto agli intonaci vi è almeno un 60 per cento di quelli che erano gli affreschi originali che si possono recuperare”. Il restauratore aggiunge: “non possiamo ancora sapere per quali motivi siano stati ricoperti, magari perché danneggiati o perché ritraevano qualcosa di imbarazzante. Solo scoprendo i cartigli e l’intero affresco, come nella altre stanze, capiremo di più”. Il Castello ha attualmente tre sale affrescate: la Sala dell’Unicorno, la Sala della Stella e la Sala della Fenice. In tali affreschi, la cui datazione oscilla tra il 1518-1519 e il 1537, si intrecciano simboli, miti romani, stemmi di famiglia intimamente legati alla figura di Bartolomeo d’Alviano.
Nadia Bagnarini, storica dell’arte, che ha curato una recente pubblicazione dal titolo “Il castello di Alviano e il suo apparato iconografico. Il trionfo della dinastia dei Liviani”, afferma: “ad un primo sguardo gli affreschi appena scoperti fanno parte sicuramente di un ciclo molto articolato e necessitano di un restauro immediato che li possa preservare, al fine della tutela, fruizione e valorizzazione. Molto interessante la figura del personaggio barbuto (presumibilmente un Tritone), riemerso in uno dei saggi effettuati, notevole nella pennellata e nella resa anatomica. Ancora più accattivante appare l’immagine raffinata della Nereide alle sue spalle che ne cavalca la coda. Nutro dei dubbi sul fatto che la mano del pittore sia la stessa di quella che realizzò gli affreschi delle altre sale ma non si può escludere nulla, nell’attesa che il restauro sveli il resto”.Al momento i sondaggi sono terminati.
La relazione di Deturres richiede un approfondito intervento di restauro per recuperare l’intera superficie dipinta e ipotizza un nuovo passaggio di collegamento delle stanze non ancora esplorato. “Siamo curiosi di scoprire cosa nascondono quegli intonaci – riprende il Sindaco Ciardo – gli affreschi delle altre sale sono il cuore delle visite guidate nel Castello e riscuotono un grande successo”. Il complesso di affreschi del Castello ha anche ispirato un illustratore messicano che ha dato vita ad un percorso pittorico dal nome “Sentiero dell’Unicorno”, presso il borgo di Alviano. “Ora dobbiamo andare in fondo e scoprire quali altre storie si celano dietro a quegli intonaci, sperando che l’umidità, il tempo, la mano dell’uomo, non abbiano fatto troppi danni.
Magari potremmo scoprire altre stanze belle come la Sala della stella” ricorda ancora il Sindaco. “Tale sala – aggiunge – richiama la speranza di un padre, Bartolomeo di Alviano, di vedere “rinnovata la sua stella”, la sua storia, la sua grandezza. “Certo, siamo solo all’inizio. C’è bisogno di un consistente impegno, sia di tempo che economico. Ma ora che abbiamo iniziato a vedere così tanta bellezza – conclude Ciardo – proveremo tutte le strade per dare a questo paese una ragione in più per riscoprirsi e farsi scoprire”.