Arte e cultura
Il Castello
L'imponente ed elegante Castello di Alviano domina strategicamente dall'alto tutta la media Valle del Tevere, e con la sua maestosità richiama la grandezza della dinastia dei Liviani, dal sec. XII signori di queste terre. Si sviluppa su tre piani, più attico, ed è circondato da una cinta muraria con quattro torri d’angolo. All'ingresso del castello il leone della gogna e una testa di medusa, posti sulla facciata, stanno a simboleggiare il feudo degli Alviano. La fortezza nacque infatti come dimora difensiva intorno al 995, con l'arrivo del Conte Offredo di Germania, che secondo la tradizione è stato il capostipite della famiglia Alviano, ma di quel castello originario ci resta ben poco a causa della distruzione subita nel 1495 ad opera di Amelia. Il maniero ritornò in possesso della famiglia grazie a Francesco d’Alviano che ne fece la propria residenza, ma venne distrutto dai Chiaravalle e la sua ricostruzione, all’inizio del 1500, si deve al figlio Bartolomeo. La nuova struttura venne edificata come una sontuosa residenza baronale, con alcune sale decorate da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone. Essendo Bartolomeo un architetto militare, si premunì di equipaggiare la struttura di corpi di difesa nei punti strategici, seguendo le regole dell’architettura militare ideata da Leon Battista Alberti. Nel 1500 il figlio Bernardino, esperto fonditore, trasformò la fortezza in una fonderia di cannoni tra le più importanti dell’Umbria. Per mancanza di eredi maschi, nel 1543, gli Alviano persero il feudo e cambiarono il loro nome in Liviani. Da quel momento il castello ha perso la sua importanza militare e da allora ha avuto diversi proprietari, partendo dal marchese Raimondy di Genova per diventare, nel Seicento, di proprietà di donna Olimpia Maidalchini, sposa di Panfilio Pamphilj, ed infine, per discendenza, nel 1816 fu ereditata dal principe don Andrea II Doria Pamphilj Landi.
La fortezza è in puro stile rinascimentale caratterizzata dal bel cortile interno con doppio loggiato su cui affacciano numerosi ambienti di pregio. Tra questi la cappella di San Francesco con una serie di affreschi del Seicento, di buona fattura, che possono essere considerati come una sorta di memoria visiva della storia di Alviano.
Oggi il Castello, sapientemente restaurato, è il fulcro della vita cittadina: il piano nobile ospita il Municipio; al piano terra si trova il Centro di documentazione audiovisiva sull'Oasi di Alviano, oltre a un centro convegni moderno e attrezzato; il seminterrato attualmente ospita il Museo della civiltà contadina "La terra e lo strumento", dove sono esposti i più significativi strumenti ed utensili utilizzati dalle famiglie alvianesi tra la fine del 1800 e il dopoguerra. Sempre nei seminterrati si trova il Museo multimediale Bartolomeo d'Alviano: è stato inaugurato il 1 luglio del 2000, sede del Centro studi sui capitani di ventura.
News
12 Novembre 2024
Un nuovo ciclo pittorico è stato scoperto all’interno del castello di Bartolomeo di Alviano e Donna Olimpia Pamphilj. A renderlo noto è l’amministrazione comunale facendo riferimento alla scoperta del restauratore Simone Deturres, a cui il Comune ha dato incarico di lavorare agli affreschi, che potrebbe raccontare qualcosa di nuovo del palazzo che fu del capitano di ventura. A seguito di sondaggi terminati a dicembre scorso sono emerse nuove figure che gettano ulteriore luce sulle opere pittoriche contenute nel prezioso edificio di Alviano i cui affreschi da anni sono tra le maggiori attrattive turistiche di chi viene a visitare il castello.
“In seguito a dei lavori di manutenzione dell’attuale biblioteca abbiamo visto apparire da un muro delle tracce di quello che ci sembrava un affresco”, riferisce il Sindaco Giovanni Ciardo. “Dato il valore e la forza espressiva degli altri affreschi nelle altre sale del Castello – spiega ancora – abbiamo pensato che fosse giusto andare ad indagare”. Conseguentemente è stato dato l’incarico al restauratore di beni culturali Simone Deturres il quale racconta: “credevo di scoprire poco più di uno stemma sopra ad un camino ed invece c’è un ciclo pittorico, tutto da recuperare. Ho eseguito diciannove sondaggi che hanno confermato la presenza di un esteso apparato pittorico, simile a quello delle altre stanze del Castello”.
Deturres parla di “situazione piuttosto grave per effetto di molti fattori concomitanti. Posso assicurare comunque che sotto agli intonaci vi è almeno un 60 per cento di quelli che erano gli affreschi originali che si possono recuperare”. Il restauratore aggiunge: “non possiamo ancora sapere per quali motivi siano stati ricoperti, magari perché danneggiati o perché ritraevano qualcosa di imbarazzante. Solo scoprendo i cartigli e l’intero affresco, come nella altre stanze, capiremo di più”. Il Castello ha attualmente tre sale affrescate: la Sala dell’Unicorno, la Sala della Stella e la Sala della Fenice. In tali affreschi, la cui datazione oscilla tra il 1518-1519 e il 1537, si intrecciano simboli, miti romani, stemmi di famiglia intimamente legati alla figura di Bartolomeo d’Alviano.
Nadia Bagnarini, storica dell’arte, che ha curato una recente pubblicazione dal titolo “Il castello di Alviano e il suo apparato iconografico. Il trionfo della dinastia dei Liviani”, afferma: “ad un primo sguardo gli affreschi appena scoperti fanno parte sicuramente di un ciclo molto articolato e necessitano di un restauro immediato che li possa preservare, al fine della tutela, fruizione e valorizzazione. Molto interessante la figura del personaggio barbuto (presumibilmente un Tritone), riemerso in uno dei saggi effettuati, notevole nella pennellata e nella resa anatomica. Ancora più accattivante appare l’immagine raffinata della Nereide alle sue spalle che ne cavalca la coda. Nutro dei dubbi sul fatto che la mano del pittore sia la stessa di quella che realizzò gli affreschi delle altre sale ma non si può escludere nulla, nell’attesa che il restauro sveli il resto”.Al momento i sondaggi sono terminati.
La relazione di Deturres richiede un approfondito intervento di restauro per recuperare l’intera superficie dipinta e ipotizza un nuovo passaggio di collegamento delle stanze non ancora esplorato. “Siamo curiosi di scoprire cosa nascondono quegli intonaci – riprende il Sindaco Ciardo – gli affreschi delle altre sale sono il cuore delle visite guidate nel Castello e riscuotono un grande successo”. Il complesso di affreschi del Castello ha anche ispirato un illustratore messicano che ha dato vita ad un percorso pittorico dal nome “Sentiero dell’Unicorno”, presso il borgo di Alviano. “Ora dobbiamo andare in fondo e scoprire quali altre storie si celano dietro a quegli intonaci, sperando che l’umidità, il tempo, la mano dell’uomo, non abbiano fatto troppi danni.
Magari potremmo scoprire altre stanze belle come la Sala della stella” ricorda ancora il Sindaco. “Tale sala – aggiunge – richiama la speranza di un padre, Bartolomeo di Alviano, di vedere “rinnovata la sua stella”, la sua storia, la sua grandezza. “Certo, siamo solo all’inizio. C’è bisogno di un consistente impegno, sia di tempo che economico. Ma ora che abbiamo iniziato a vedere così tanta bellezza – conclude Ciardo – proveremo tutte le strade per dare a questo paese una ragione in più per riscoprirsi e farsi scoprire”.